Alessandro Cecchi Paone a Mondoreality: “La tv generalista è morta a causa dei reality”

 Da quando è nato il Grande Fratello in tv è andata in onda ogni tipologia di reality show. Protagonisti del nuovo genere televisivo sono vip pronti a fare la fame e ad affrontare ogni tipo di difficoltà pur di tornare sulla cresta dell’onda e perfetti sconosciuti che si scannano o amoreggiano dentro quattro mura per guadagnarsi qualche settimana di celebrità.

Il giornalista e conduttore televisivo Alessandro Cecchi Paone ha partecipato a L’isola dei famosi, nonostante già nel 2001 aveva intuito che la tv generalista sarebbe andata in crisi affidandosi così massicciamente al reality. Oggi Cecchi Paone ha cortesemente accettato di confrontarsi con noi sul tema.

Dal 2001 (e quindi dalla famosa contestazione ai Telegatti) ad oggi com’è cambiata la tua opinione su questo genere televisivo?

In realtà non è cambiata. Io ero contrario alla massificazione della produzione televisiva intorno ai reality, volevo difendere la natura originaria della tv generalista, al cui interno ci deve essere tutto: l’informazione, l’intrattenimento, la fiction e lo sport. Quel giorno capii che stava iniziando una fase in cui dietro il termine “tv generalista” si sarebbe nascosta una sostanziale monocultura e monoproduzione e questo sarebbe stato un danno per tutti. La mia protesta era stata ben profetica visto che negli ultimi 10 anni abbiamo visto una tv fatta di ogni genere e tipo di reality. Gli spazi di talk show, di informazione e spettacolo, sono stati ben presto monopolizzati dai reality: anche gli spazi dove una volta si parlava di società sono stati quasi interamente monopolizzati dall’approfondimento e dal commento dei reality e dei loro protagonisti. Questa è la fine della tv generalista, intesa nella sua accezione originale e più vera. Inoltre c’è stato un numero spaventoso di reality nei primi 5 anni di questo decennio: c’è stato un periodo nel quale ogni giorno, su ogni rete, c’era un reality diverso. Adesso siamo nella fase in cui questo decennio, e questa dimensione sta entrando in crisi, per cui sono sopravvissuti solamente i reality più forti.

E’ un genere che si sta esaurendo, dunque?

Certamente, come tutte le cose che se troppo sfruttate si esauriscono. Sono rimasti sostanzialmente solo il Grande Fratello, il capostipite del reality al chiuso e l’Isola dei famosi, capostipite del reality all’aperto. Dovendo scegliere, personalmente sono più interessato al reality all’aperto perchè lì la dimensione di rapporto con la realtà si mantiene, mentre all’interno non c’è niente di particolarmente significativo.

Nonostante questa tua opinione nel 2007 hai partecipato a L’isola dei famosi, perchè hai accettato?

Ho accettato perchè i reality restano, dunque dei due (Grande Fratello e L’isola dei famosi, ndr) ho scelto di fare quello che ha una vera componente di realtà perchè si svolge in un posto lontanissimo e perchè esiste una vera, e reale, prova di sopravvivenza fisica e psichica. Volendo, o dovendo, fare quest’esperienza è chiaro che la scelta è ricaduta sul reality più reale.

Oggi la ripeteresti come esperienza?

Di quel genere si. Se c’è un’esperienza dove si può mettere in gioco un rapporto effettivo con la realtà, misurandosi dal punto di vista fisico e psichico, ben venga. Se mi portano in cima ad una montagna per provare sulla mia pelle cosa provavano i famosi esploratori e conquistatori delle vette nel periodo romantico certamente sì, così come sono andato a L’isola perchè lì c’era una componente legata all’esplorazione, all’avventura e alla conquista di mondi lontani che fa parte del mio DNA sia personale che professionale.

Molti ex isolani hanno dichiarato che L’isola li ha cambiati umanamente. Ha cambiato pure te?

Assolutamente no. Considera, però, che io sono andato lì in quanto di documentarista quindi in quanto persona abituata a essere, da almeno 35 anni, perennemente in viaggio in termini non comodi. Non sono andato in giro con viaggi organizzati, ma da documentarista visto che ho fatto tante altre volte esperienze come quella de L’isola. Non mi ha cambiato la vita, ma è stata una bella esperienza che ha confermato la mia capacità di adattamento e di resistenza alle privazioni fisiche e psicologiche. Gli altri, non avendo mai fatto nulla del genere, hanno subito degli shock maggiori rispetto a quelli che ho subito io.

Domani potrete trovare la seconda parte su Cinetivu.

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