Reality, offendere un concorrente non è reato. Le opinioni di Ferdi Berisa, Federica Rosatelli, Milo Coretti e Augusto De Megni

La Corte di Cassazione ha sentenziato: offendere qualcuno durante un reality non è reato, perché simili programmi hanno la caratteristica di sollecitare il contrasto verbale tra i partecipanti.

La Cassazione ha respinto la domanda di risarcimento danni avanzata da un concorrente di Survivor (reality del 2001 di Italia 1) che si era sentito offeso da un compagno che l’aveva definito pedofilo perché corteggiava una ragazza molto più giovane e, sperando del taglio della regia, aveva poi scoperto che quell’epiteto era, invece, stato mandato in onda, rendendolo tutt’ora vittima di pesanti sfottò.

A tal proposito la Cassazione dice:

Si tratta di una conseguenza della notorietà volontariamente acquisita con la partecipazione a quella trasmissione, nonché della naturale tendenza del pubblico all’imitazione di quanto apparso in televisione.

Non sono mancate le reazioni degli ex concorrenti dei reality:

Federica Rosatelli è d’accordo:

Bisogna tenere conto, come devono aver fatto i giudici, che dentro un reality ogni sentimento viene centuplicato: l’antipatia diventa odio, l’amicizia diventa amore assoluto.

Ferdi Berisa pure:

Uno deve pure sfogarsi in qualche modo quando è chiuso per settimane in uno spazio ristretto con tante persone, spesso con delle privazioni legate al cibo, al contatto con gli affetti esterni, ecc.. Quando si accetta di fare un reality ci si mette in gioco e la parolaccia ci può anche stare.

Idem Milo Corretti:

Il fatto di insultare qualcuno in un reality, in un ambiente completamente artefatto e diverso dalla vita normale ma dove dopo un po’ non si ha più la percezione delle telecamere, non può costituire reato. Ormai anche nella vita pubblica certi vocaboli dovrebbero essere sdoganati, il linguaggio si è modificato, non si può fare finta di niente

Contrario Augusto De Megni:

Non credo che il contesto di un reality sia diverso da quello della vita normale o possa funzionare da deterrente. Se qualcuno alzasse le mani contro di me o usasse parole offensive o inadeguate nei miei confronti mi appellerei al diritto di rivalsa. Se ci fosse un contratto che sancisce regole diverse dalla legge ordinaria quando partecipi a un reality, allora uno le dovrebbe seguire ma se non è così, la legge deve fare il suo corso.

Ora lo sapete: nei reality l’unico giudice che può condannarvi è il pubblico.

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